domenica 27 maggio 2007

Roma, 27 maggio 1987

Vent'anni fa stavo per vivere una delle più indimenticabili giornate (e nottate) della mia vita: concerto degli U2 al Flaminio di Roma. Sembra ieri, ma il tempo passa veloce, imperturbabile e insensibile. Così che dei sogni di due amici diciassettenni, oggi, ci sono solo i bisogni di due trentasettenni (o della società in cui viviamo?) : uno ormai sposato e con splendido figlio e lavoro di non poco impegno nella capitale economica d'Italia; l'altro "spostato", che che fa la rockstar insegnando il greco ed il latino su e giù per la Calabria e presto sposerà a sua volta.
But I still haven't found what I'm looking for...

domenica 20 maggio 2007

Lunghe viste (e sviste) di un pensiero attuale

Trovo interessante riportare testualmente poche pagine di un blog ante litteram, per la loro straordinaria attualità di classico immarcescibile.
Il mondo sta per finire. la sola ragione per la quale potrebbe durare, è che esiste. Com'è debole questa ragione, se la paragoniamo a tutte quelle che annunciano il contrario, e specialmente a questa: ormai che cos'ha da fare il mondo sotto il cielo? - Supponendo infatti che continui ad esistere sotto il materialmente, sarebbe, la sua, un'esistenza degna di questo nome, e del dizionario storico? Non dico che il mondo sarà ridotto agli espedienti e al disordinebuffonesco delle repubbliche del Sud-America, - che forse ritorneremo addirittura allo stato selvaggio, e che andremo per le rovine erbose della nostra civiltà a cercarci il cibo, fucile alla mano. No; - perché questa sorte e questeavventure presupporrebbero ancora una certa energia vitale, eco delle età primitive. Nuovo esempio e nuove vittime delle inesorabili leggio morali, periremo attraverso ciò di cui abbiamo creduto vivere. La meccanica ci avrà talmente americanizzati, il progresso avrà così bene atrofizzato in noi tutta la parte spirituale, che niente, fra le fantasticherie sanguinarie, sacrileghe, o anti-naturali degli utopisti, potrà venir paragonato ai suoi risultati positivi. Io chiedo a ogni uomo che pensa di mostrarmi quel che rimanga della vita. Della religione, credo sia inutile parlarne e cercarne i resti: darsi ancora la pena di negare Dio è infatti il solo scandalo in simile materia. La proprietà era virtualmente scomparsa con la soppressione del diritto di primogenitura; ma verrà il tempo in cui l'umanità come un orco vendicatore, strapperà l'ultimo boccone a coloro che avranno creduto d'essere i legittimi eredi delle rivoluzioni. E tuttavia, questo non sarebbe il male supremo.
L'immaginazione umana può senza troppa fatica concepire repubbliche e altri Stati comunitari, degni di qualche gloria, purché siano guidati da uomini consacrati, da certi aristocratici. Ma non attraverso le istituzioni politiche in special modo si manifesterà la rovina universale, o il progresso universale; perché il nome m'importa poco. Sarà attraverso l'avvilimento dei cuori. Ho forse bisogno di dire che quel po' di politica che resterà si dibatterà penosamentefra le strette dell'animalità generale, e che i governanti saranno obbligati, per durare e per creare un simulacro d'ordine, a ricorrere a sistemi che farebbero fremere la nostra umanità attuale, per quanto indurita? - Allora, il figlio fuggirà la famiglia, non a diciott'anni bensì dodici, emancipato da un'ingorda precocità; la fuggirà, non per cercare eroiche avventure, non per liberare una beltà prigioniera in una torre, non per immortalare con sublimi pensieri uno stambugio, ma per dare inizio a un commercio, per arricchirsi, e per fare concorrenza all'infame papà, - fondatore e azionista di un giornale che diffonderà i lumi, e che farebbe considerare "Le Siècle" di allora come un seguace della superstizione. - Allora, le errabonde, le declassate, quelle che hanno avuto qualche amante, e che talvolta vengono chiamate Angeli, a causa e in ringraziamento della sventuratezza che splende, luce del caso, nella loro esistenza logica come il male, - allora costoro, dico, saranno soltanto spietata saggezza, una saggezza che condannerà tutto eccetto il denaro, tutto, perfino gli errori dei sensi! - Allora quel che somiglierà alla virtù, - che dico, - tutto quel che non sarà più ardore per Pluto verrà considerato una ridicolaggine immensa. La giustizia, se in quell'epoca fortunata potrà ancora esistere una giustizia, farà interdire quei cittadini che non abbiano saputo far fortuna. - La tua sposa, oh Borghese! la tua casta metà, la cui legittimità è, per te, la tua poesia, introducendo ormai nella legalità un'infamia irreprensibile, amorosa e vigile guardiana della tua cassaforte, non sarà altro che il perfetto ideale della mantenuta. Tua figlia, con infantile nubilità, sognerà nella culla di vendersi per un milione. E tu stesso, oh Borghese - meno poeta ancora di quanto tu oggi non sia - non troverai in tutto questo nulla da ridire; non rimpiangerai nulla. Poiché vi sono nell'uomo cose che si fortificano, e prosperano, a mano a mano che altre si fanno più fragili e s'impoveriscono, e grazie al progresso dei tempi, delle tue viscere ti resteranno solo le budella! - Forse questi tempi sono molto vicini; chissà anzi se non siano già venuti, e se l'ispessirsi della nostra natura non sia il solo ostacolo che ci impedisce di considerare l'ambiente in cui respiriamo!
Quanto a me, che in me sento a volte il ridicolo d'un profeta, so che non vi troverò mai la carità d'un medico. Sperduto in questo brutto mondo, spinto a gomitate dalla folla, sono come un uomo stremato il cui sguardo non vede, dietro di sé, negli anni profondi, che disillusione e amarezza, e davanti a sé soltanto una burrasca che non contiene niente di nuovo, né insegnamento, né dolore. La sera in cui quest'uomo ha rubato al destino qualche ora di piacere, cullato nella sua digestione, dimentico - per quel che è possibile - del passato, contento del presente e rassegnato per l'avvenire, inebriato del proprio sangue freddo e del proprio dandysmo, orgoglioso d'essere meno spregevole di quelli che passano, contemplando il fumo del suo sigaro egli dice a se stesso: Che m'importa dove vadano quelle coscienze?
Credo d'essere andato alla deriva, verso quello che la gente del mestiere chiama un hors-d'oeuvre. Tuttavia, lascerò queste pagine, - perché voglio datare la mia collera.
tristezza
Cherles Baudelaire
da "Il mio cuore messo a nudo", Adelphi Piccola Biblioteca 147, Milano 1983, pp. 32-35.

giovedì 17 maggio 2007

Burocrazia

La Burocrazia dell'amministrazione è la solita grossa macchina fagocitante parole e carte e inutilità solo ed esclusivamente pro domo alicuius e mai alicuius rei. Ma la legge non ammette ignoranza neppure davanti alle evidenze ovvie e imprescindibili. Se dal punto A vuoi passare al punto B e portare con te le prerogative che obbligatoriamente hai dovuto fornire per essere già al punto A, devi comunque rifornire le tue prerogative (cartacee riprodotte), altrimenti al punto B non ci arrivi così come sei, ma sicuramente con una facies diversa dalla tua; perché la Burocrazia azzera tutto e fa ripartire dal via. Monòpoli di Stato!